Artista/creatore Sconosciuto
Data produzione/creazione
XX secolo
Ingresso nella collezione museale
Post quem 1950
Luogo di origine
Ozzano Taro, Collecchio, Parma, Emilia Romagna, Italia
Ubicazione attuale
Fondazione Museo Ettore Guatelli, Ozzanno Taro, Italia
Materiale
Paletta in legno aggiustata innumerevoli volte con parti in latta
Dimensioni
Cm: 37 (a) 16 (la) 6 (p)
Numero di inventario 0062
Parole chiave Progettazione Riutilizzo Autoprodotto/fai da te
Diritto d'autore @Fondazione Museo Ettore Guatelli
Stato Esposta
Crediti fotografie Mauro Davoli
Arrendersi è facile. Riparare è una scelta da veri tenaci.
Di cosa tratta questo oggetto, chi ci sono dietro?
Osservando i molteplici “rattoppi” realizzati con latta e fil di ferro, nella semplicità della sua fattura, una paletta per la raccolta della farina può testimoniare la resistenza dell’oggetto, la volontà di prolungare fino allo stremo le sue possibilità d’uso. Varcando la soglia delle stanze del Museo Ettore Guatelli si entra in contatto con un mondo che rispecchia non solo l’attività di un collezionista, ma la sua dichiarata volontà di recuperare degli oggetti “subalterni” e “migranti”, oggetti e al contempo “beni immateriali”, cioè capaci di trasmettere la memoria di chi li aveva posseduti, divenendo testimonianza attiva e partecipativa di un mondo contadino e artigianale destinato altrimenti all’oblio della memoria.
A quali luoghi è legato questo oggetto, quanto è europeo/transnazionale?
E’ il 1994 quando, sul quinto numero del periodico "Ossimori", viene pubblicato uno scritto di Ettore Guatelli intitolato “Museo e discarica”. In quell testo Ettore sviluppa una riflessione importante e quantomai attuale, anticipando la necessità, che oggi avvertiamo ormai come emergenza, di riflettere sul tema dei rifiuti, spinto da una filosofia del recupero e del riciclo dei materiali e degli scarti che vede in essi, e ancora di più nella discarica, uno strumento ed un spazio di attuazione di una reale “democrazia della storia”.
Perché e come questo oggetto è arrivato nella collezione del museo?
Fu intorno agli anni ‘5° del 1900 che Ettore Guatelli cominciò sempre più assiduamente a frequentare i magazzini dei raccoglitori della zona dell’Appennino parmense, cominciando pian piano a dare forma a quello che sarebbe diventato il suo Museo. Dalla metà degli anni Settanta, la raccolta di oggetti di Ettore Guatelli cominciò a crescere considerevolmente, tanto da trovarsi involontariamente parte del movimento di riscoperta e valorizzazione della cultura popolare che in Italia ebbe grande fioritura intorno agli anni Settanta/Ottanta che vide il suo Museo divenire una delle più uniche ed irripetibili espressioni della museografia demoetnoantropologica del Novecento italiano.
Qual è il rapporto di questo oggetto con lo spreco?
Gli oggetti della collezione del museo che appartengono al mondo Design spontaneo sono oggetti unici, perché nella loro comune quotidianità nascondono la genialità dell’operato dell’uomo che riesce a vedere oltre lo scarto, oltre l’oggetto obsoleto e non più funzionale. Gli oggetti del Design spontaneo sono oggetti ripensati, manipolati e aggiustati, sono oggetti che testimoniano la creatività umana nata dalla necessità, dalla mentalità di un mondo contadino che aderiva alla logica di un’economia del riuso e del recupero. Non si gettava via nulla perché tutto poteva tornare utile, riparando gli oggetti infinite volte, assemblandone parti e trovando per essi nuove destinazioni d’uso.