Artista/creatore Sconosciuto
Data produzione/creazione
XX secolo
Ingresso nella collezione museale
Terminus post quem 1950
Luogo di origine
Ozzano Taro, Collecchio, Parma, Emilia Romagna, Italia
Ubicazione attuale
Fondazione Museo Ettore Guatelli, Ozzanno Taro, Italia
Materiale
Assemblaggio scatole di latta
Dimensioni
Cm: 17 (a) 13.5 (la) 14 (l)
Numero di inventario 103
Parole chiave Casa Riciclaggio Autoprodotto/fai da te
Diritto d'autore @Fondazione Museo Ettore Guatelli
Stato Visualizzato
Crediti fotografie Mauro Davoli
La mente creativa è sempre all'erta. Per ogni problema c'è una soluzione inaspettata.
Di cosa tratta questo oggetto, chi ci sono dietro?
Il Museo Ettore Guatelli è, in un certo senso, un museo di vite e lo è anche attraverso gli oggetti che appartengono al mondo del Design spontaneo, come l’imbuto realizzato con il recupero ed il riutilizzo di scatole di latta. Il progetto museografico di Ettore Guatelli non è stato un progetto fine a se stesso. Ettore ha voluto realizzare un Museo di vite, un museo carico di umanità, che non richiamasse semplicemente in maniera nostalgica un mondo rurale e contadino ormai quasi del tutto scomparso, ma che riuscisse attraverso gli oggetti a raccontare le storie di quel mondo, il valore e la dignità della vita di tutti gli esseri umani..
A quali luoghi è legato questo oggetto, quanto è europeo/transnazionale?
La raccolta di oggetti del Museo Ettore Guatelli può essere descritta come l’espressione di una forma di collezionismo sempre in divenire perchè, come ha scritto il Direttore del Museo Mario Turci: “[…] Ogni nuovo arrivo di cose è stato motivo, per Guatelli, di completamento o di reinvenzione di partedella collezione. Il suo è un museo sempre in movimento, come a volerriassumere nel moto e nell’attività continua il senso di quell’incompletoe non riducibile, come è il tempo nel suo produrre storie e oggetti, nuovi,reinventati, ripensati, riutilizzati”. [Magni C., Turci M. (a cura di), Il Museo è qui. Il Museo Ettore Guatelli di Ozzano di Taro, Milano, 2005, Skira]
Perché e come questo oggetto è arrivato nella collezione del museo?
Fu intorno agli anni ‘5° del 1900 che Ettore Guatelli cominciò sempre più assiduamente a frequentare i magazzini dei raccoglitori della zona dell’Appennino parmense, cominciando pian piano a dare forma a quello che sarebbe diventato il suo Museo. Dalla metà degli anni Settanta, la raccolta di oggetti di Ettore Guatelli cominciò a crescere considerevolmente, tanto da trovarsi involontariamente parte del movimento di riscoperta e valorizzazione della cultura popolare che in Italia ebbe grande fioritura intorno agli anni Settanta/Ottanta che vide il suo Museo divenire una delle più uniche ed irripetibili espressioni della museografia demoetnoantropologica del Novecento italiano
Qual è il rapporto di questo oggetto con lo spreco?
"Quante sono tuttora le operazioni in cui ci si serve di un barattolo? È così naturale, ovvio, che si finisce per non rendersene conto. Oggi di barattoli ce ne sono tanti, ma allora c’erano solo quelli della conserva, e pochi, perché i contadini per molti anni la conserva se la son fatta in casa: erano i signori,quelli che venivano a far campagna, a buttarli lungo i rii, inquelle discariche che noi chiamavamo buson, dove noi ragazzi si andava a raccoglierli per farci dei giocattoli, anche se poifinivano in parte in mano agli adulti per altri usi […]" [Ferorelli V., Niccoli F. (a cura di), 1999, La coda della gatta: scritti di Ettore Guatelli: il suo museo, I suoi racconti, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, Bologna]