Artista/creatore Sconosciuto
Data produzione/creazione
XX secolo
Ingresso nella collezione museale
Post quem 1950
Luogo di origine
Ozzano Taro, Collecchio, Parma, Emilia Romagna, Italia
Ubicazione attuale
Fondazione Museo Ettore Guatelli, Ozzanno Taro, Italia
Materiale
Scarpone riparato e risulato innumerevoli volte con fil di ferro e chiodi
Dimensioni
Cm: lung 24, larg 11, alt 14
Numero di inventario
Parole chiave Scarsità Riparazione Autoprodotto/fai da te
Diritto d'autore @Ettore Museo Guatelli
Stato Esposto
Crediti fotografie Mauro Davoli
Come si suol dire, dalle scarpe si capisce tanto di una persona.
Di cosa tratta questo oggetto, chi ci sono dietro?
Nel Museo Guatelli c’è uno scarpone che è stato indossato da un giovane contadino. Ma lo scarpone è un nodo di storie che lo attraversano. E’ stato portato, rattoppato, e rattoppato fino all’impossibile per accompagnare il contadino nei lavori dei campi, ma ha visto anche l’incontro con un raccoglitore che lo trovò in una soffitta e lo portò nel Museo di Ettore, ma lo scarpone è anche la storia di due fotografi romani che lo fotografarono per portarlo in giro per il mondo facendone un poster. L’ultima storia è quella della sua presenza nel progetto di Ettore Guatelli per un museo degli oggetti ritrovati e densi della maestria di un mondo contadino dove non si gettava nulla.
A quali luoghi è legato questo oggetto, quanto è europeo/transnazionale?
Lo scarpone del Museo Guatelli lascia che il nostro pensiero venga sollecitato da diverse suggestioni. La prima di esse potrebbe ricollegarci ad una dimensione non più locale, legata alla campagna emiliana, ma alla vita ed al lavoro nelle campagne d’ Europa e del mondo. Chissà quanti scarponi saranno stati riparati nel tempo, risulati fino allo stremo delle loro possibilità per percorre chissà quali strade. Ed oggi “lo scarpone” può diventare anche immagine simbolica del passo che riesce a superare il limite delle frontiere, per immaginare il senso di un cammino comune e del valore della libertà.
Perché e come questo oggetto è arrivato nella collezione del museo?
Fu intorno agli anni ‘5° del 1900 che Ettore Guatelli cominciò sempre più assiduamente a frequentare i magazzini dei raccoglitori della zona dell’Appennino parmense, cominciando pian piano a dare forma a quello che sarebbe diventato il suo Museo. Dalla metà degli anni Settanta, la raccolta di oggetti di Ettore Guatelli cominciò a crescere considerevolmente, tanto da trovarsi involontariamente parte del movimento di riscoperta e valorizzazione della cultura popolare che in Italia ebbe grande fioritura intorno agli anni Settanta/Ottanta che vide il suo Museo divenire una delle più uniche ed irripetibili espressioni della museografia demoetnoantropologica del Novecento italiano.
Qual è il rapporto di questo oggetto con lo spreco?
E’ il 1994 quando, sul quinto numero del periodico "Ossimori", viene pubblicato uno scritto di Ettore Guatelli intitolato “Museo e discarica”. In quell testo Ettore sviluppa una riflessione importante e quantomai attuale, anticipando la necessità, che oggi avvertiamo ormai come emergenza, di riflettere sul tema dei rifiuti, spinto da una filosofia del recupero e del riciclo dei materiali e degli scarti che vede in essi, e ancora di più nella discarica, uno strumento ed un spazio di attuazione di una reale “democrazia della storia”.