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La valigia per fisarmonica

Artista/creatore Sconosciuto

Data produzione/creazione XX secolo
Ingresso nella collezione museale Post quem 1950

Luogo di origine Ozzano Taro, Collecchio, Parma, Emilia Romagna, Italia
Ubicazione attuale Fondazione Museo Ettore Guatelli, Ozzanno Taro, Italia

Materiale Valigia per fisarmonica trasformata in gabbia per il trasporto di volatili grazie all’assemblaggio di rete metallica, legno e iuta
Dimensioni 47 (a) 26 (la) 54 (l)

Numero di inventario 111

Parole chiave Riutilizzo Musica Autoprodotto/fai da te

Diritto d'autore @Fondazione Museo Ettore Guatelli

Stato Esposta

Crediti fotografie Mauro Davoli

Improvvisa. La vita quotidiana è piena di piccoli inconvenienti da gestire.

Di cosa tratta questo oggetto, chi ci sono dietro?

Dove risiede il fascino di quest’oggetto apparentemente comune? Per Ettore Guatelli il valore di questo oggetto risiede nella mano che ingegnosamente ne ha modificato la forma, che con una sapienza artigiana mossa dalla necessità e dalla mancanza, ha saputo vedere oltre lo scarto, oltre la naturale obsolescenza delle cose. Ecco che allora, una vecchia valigia deputata a custodire una fisarmonica, assemblando legno, metallo e iuta, diventa una pratica gabbia per il trasporto di uccelli da vendere nel mercato del vicino paese. Probabilmente, ci racconta Ettore, utilizzata per lo più per il trasporto e la vendita di piccioni.

A quali luoghi è legato questo oggetto, quanto è europeo/transnazionale?

E’ il 1994 quando, sul quinto numero del periodico "Ossimori", viene pubblicato uno scritto di Ettore Guatelli intitolato “Museo e discarica”. In quell testo Ettore sviluppa una riflessione importante e quantomai attuale, anticipando la necessità, che oggi avvertiamo ormai come emergenza, di riflettere sul tema dei rifiuti, spinto da una filosofia del recupero e del riciclo dei materiali e degli scarti che vede in essi, e ancora di più nella discarica, uno strumento ed un spazio di attuazione di una reale “democrazia della storia”.

Perché e come questo oggetto è arrivato nella collezione del museo?

Fu intorno agli anni ‘5° del 1900 che Ettore Guatelli cominciò sempre più assiduamente a frequentare i magazzini dei raccoglitori della zona dell’Appennino parmense, cominciando pian piano a dare forma a quello che sarebbe diventato il suo Museo. Dalla metà degli anni Settanta, la raccolta di oggetti di Ettore Guatelli cominciò a crescere considerevolmente, tanto da trovarsi involontariamente parte del movimento di riscoperta e valorizzazione della cultura popolare che in Italia ebbe grande fioritura intorno agli anni Settanta/Ottanta che vide il suo Museo divenire una delle più uniche ed irripetibili espressioni della museografia demoetnoantropologica del Novecento italiano.

Qual è il rapporto di questo oggetto con lo spreco?

La meraviglia di cui gli oggetti del Museo Guatelli sono portatori è bella proprio per il suo essere ordinaria, per la quotidianità che ogni giorno viviamo ma alla quale troppo spesso dimentichiamo di dare importanza, così offuscata dall’apparente parvenza di ovvietà di cui la carichiamo.Lo stesso Ettore Guatelli si dichiarava distante dagli illustri autori ai quali spesso veniva accostato perché, coerentemente con il suo operato, si sentiva più umanamente vicino al lavoro degli artigiani e degli operai, alla sapienza che le loro mani e i loro gesti incarnavano, ai loro “incredibili virtuosismi”, al loro essere degli artisti del mondo quotidiano, che da esso attingo e per esso creano.